“Potete chiamarle come vi pare, comunità terapeutiche, psichiatriche o in qualsiasi altro modo, tanto la sostanza non cambia: noi restiamo sempre i matti che voi curate e tenete in moderni manicomietti” (una voce da una comunità terapeutica). Nell’attraversare alcune comunità terapeutiche e nell’incontrare, oltre alle tante persone che vi sono inserite, anche le molte altre che vi operano con professionalità e ruoli diversi (educatori, psicologi, coordinatori, psichiatri, infermieri, oss, …), è abbastanza consueto riscontrare in queste ultime la convinzione, spesso avvalorata da diversa letteratura scientifica, che il loro contesto lavorativo rappresenti non solo un tassello fondamentale del sistema dei servizi per la salute mentale, ma anche un’evidente evoluzione ed un qualcosa di completamente diverso rispetto alla dimensione manicomiale, definitivamente e “totalmente” superata. Cosa probabilmente vera per diversi aspetti. Tuttavia questo generico riferimento al manicomio, prevale
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