Tale deliberazione, inoltre, interrompendo
l’erogazione delle contribuzioni per i progetti approvati in precedenza (pur
non essendoci stati tagli da parte della Regione), crea un pericoloso vuoto in
cui gli attuali fruitori sono abbandonati a se stessi e, parallelamente, pone
le premesse per l’avvio di un nuovo corso in cui, come ha ben evidenziato il
promotore della conferenza Marco Castaldo, si richiede di indicare una persona
di riferimento (alla faccia dell’autodeterminazione) e in cui non sarà più individuato
come obiettivo la “piena autonomia” per le persone con disabilità, bensì il
raggiungimento di una “accettabile autonomia”, risolvendo con il ricorso a una
valutazione discrezionale il rispetto del diritto “a vivere nella società, con
la stessa libertà di scelta delle altre persone” (come riconosciuto dall’art.
19 della Convenzione ONU, richiamato, peraltro, nella stessa deliberazione). Modifiche
sostanziali che sembrano considerare la persona con disabilità più come oggetto
di assistenza e/o problema da risolvere, che come titolare di diritti e risorsa
da valorizzare in un contesto di uguaglianza con tutti gli altri cittadini. Modifiche
che paiono non solo inaccettabili e paradossali, ma anche lesive della dignità
individuale e specchio di un cinico e pericoloso arretramento politico e
culturale che riguarda l’intera società, e di cui le persone con maggiori
bisogni sono e saranno le prime a pagare le conseguenze. Varrebbe la pena, a
tal proposito, rileggere e ricordare le parole con cui Loris Bertocco ci ha
lasciato, prima di togliersi la vita in una clinica Svizzera: “Perché è così
difficile capire i bisogni di tante persone in situazione di gravità, perché
questa diffidenza degli amministratori, questo nascondersi sempre dietro
l’alibi delle ristrettezze finanziarie, anche quando basterebbe poco, in fondo,
per dare più respiro, lenimento, dignità?”. Una società che non cerca di
affrontare le proprie contraddizioni, che non s’impegna per rimuovere gli
ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3
Costituzione) e che continua a sacrificare i diritti e la dignità di molti sull’altare
degli interessi politici e delle esigenze di bilancio è, purtroppo, destinata a
“suicidare” (anche “solo” socialmente parlando) molte vite.
In conclusione pare evidente che questa
delibera non solo avrà delle gravi ripercussioni sulla vita di alcune persone
con disabilità, ma rappresenta anche un passo indietro sia rispetto al
precedente atto comunale del 2013, sia relativamente alle linee guida regionali
del 2008, per la cui ridefinizione è stata, inoltre, recentemente approvata una
mozione al fine di adeguarle all’articolo 19 della Convenzione ONU (che
è la Legge dello Stato 18/09). Vista,
quindi, la rilevanza del provvedimento, sarebbe auspicabile che la Giunta
Comunale accogliesse al più presto la richiesta di revoca dell’attuale delibera e che aprisse un tavolo di lavoro, con il coinvolgimento di
destinatari e associazioni, per promuovere sia una corretta informazione, sia
un reale ampliamento della platea dei destinatari di questa importante
opportunità, nel rispetto dei diritti e della dignità di tutti.
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