Disabilità, dignità e una recente delibera sulla vita indipendente.

Il 22 dicembre scorso nel corso di una conferenza stampa, un gruppo di Consiglieri di opposizione e i rappresentati di diverse associazioni hanno richiesto la revoca della recente deliberazione del Comune di Asti sui contributi per la vita indipendente per le persone con disabilità motoria, gestiti sino a oggi secondo le regole definite nel 2013. E’ stato evidenziato come tale provvedimento, che secondo l’Assessora “ha inteso dare informazione e allargare la platea di chi ha potenzialmente diritto a questa importante opportunità”, sembri, piuttosto, rappresentare esclusivamente uno strumento di selezione calato dall’alto e basato su criteri discrezionali e restrittivi, se non discriminatori. Diversi passaggi della deliberazione sono stati denunciati: l’aver specificato che l’inserimento in contesti sociali valga esclusivamente per coloro che vi ricoprono “incarichi dirigenziali”, l’aver limitato il riconoscimento della partecipazione a percorsi formativi finalizzati esclusivamente “al conseguimento di una laurea e comunque non oltre i 26 anni”, l’aver previsto la valutazione dell’ISEE comprensivo di pensione d’invalidità e/o indennità di accompagnamento (modalità di calcolo dichiarata illegittima dal Consiglio di Stato nel 2016), l’aver ridotto il contributo a cifre comprese tra i 200 e i 600 euro lordi il mese (con cui è quasi impossibile assumere una persona), e molti altri ancora.
Tale deliberazione, inoltre, interrompendo l’erogazione delle contribuzioni per i progetti approvati in precedenza (pur non essendoci stati tagli da parte della Regione), crea un pericoloso vuoto in cui gli attuali fruitori sono abbandonati a se stessi e, parallelamente, pone le premesse per l’avvio di un nuovo corso in cui, come ha ben evidenziato il promotore della conferenza Marco Castaldo, si richiede di indicare una persona di riferimento (alla faccia dell’autodeterminazione) e in cui non sarà più individuato come obiettivo la “piena autonomia” per le persone con disabilità, bensì il raggiungimento di una “accettabile autonomia”, risolvendo con il ricorso a una valutazione discrezionale il rispetto del diritto “a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone” (come riconosciuto dall’art. 19 della Convenzione ONU, richiamato, peraltro, nella stessa deliberazione). Modifiche sostanziali che sembrano considerare la persona con disabilità più come oggetto di assistenza e/o problema da risolvere, che come titolare di diritti e risorsa da valorizzare in un contesto di uguaglianza con tutti gli altri cittadini. Modifiche che paiono non solo inaccettabili e paradossali, ma anche lesive della dignità individuale e specchio di un cinico e pericoloso arretramento politico e culturale che riguarda l’intera società, e di cui le persone con maggiori bisogni sono e saranno le prime a pagare le conseguenze. Varrebbe la pena, a tal proposito, rileggere e ricordare le parole con cui Loris Bertocco ci ha lasciato, prima di togliersi la vita in una clinica Svizzera: “Perché è così difficile capire i bisogni di tante persone in situazione di gravità, perché questa diffidenza degli amministratori, questo nascondersi sempre dietro l’alibi delle ristrettezze finanziarie, anche quando basterebbe poco, in fondo, per dare più respiro, lenimento, dignità?”. Una società che non cerca di affrontare le proprie contraddizioni, che non s’impegna per rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana (art. 3 Costituzione) e che continua a sacrificare i diritti e la dignità di molti sull’altare degli interessi politici e delle esigenze di bilancio è, purtroppo, destinata a “suicidare” (anche “solo” socialmente parlando) molte vite.
In conclusione pare evidente che questa delibera non solo avrà delle gravi ripercussioni sulla vita di alcune persone con disabilità, ma rappresenta anche un passo indietro sia rispetto al precedente atto comunale del 2013, sia relativamente alle linee guida regionali del 2008, per la cui ridefinizione è stata, inoltre, recentemente approvata una mozione al fine di adeguarle all’articolo 19 della Convenzione ONU (che è la Legge dello Stato 18/09). Vista, quindi, la rilevanza del provvedimento, sarebbe auspicabile che la Giunta Comunale accogliesse al più presto la richiesta di revoca dell’attuale delibera e che aprisse un tavolo di lavoro, con il coinvolgimento di destinatari e associazioni, per promuovere sia una corretta informazione, sia un reale ampliamento della platea dei destinatari di questa importante opportunità, nel rispetto dei diritti e della dignità di tutti.

Commenti