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Asti diverse persone con disabilità aspettano, da alcuni mesi, risposte alle
loro domande relative ai contributi per la vita indipendente, la cui erogazione
è stata sospesa dalla Giunta comunale con l’approvazione, nel mese di dicembre,
di un nuovo Regolamento che, oltre a ridurne gli importi, restringe la platea
dei potenziali destinatari, tramite l’adozione di criteri particolarmente
selettivi rispetto sia a quelli precedenti sia alla normativa regionale. Non
paiono aver avuto alcun riscontro le diverse iniziative, che si sono succedute
in questi mesi, finalizzate a evidenziare sia le criticità del nuovo
regolamento, sia le ricadute sulla vita delle persone, costrette a una sorta di
limbo istituzionale in cui i diritti, oltre che i contributi, sembrano esser
stati “sospesi”.
Si ha
l’impressione di assistere al progressivo affermarsi di una preoccupante tendenza
politico-amministrativa, che il Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti delle
Persone con Disabilità ha denunciato nelle sue Osservazioni Conclusive
sull’implementazione della Convenzione ONU in Italia (Legge 18/09, il cui art.
19 riguarda la “vita indipendente”), stigmatizzando, in particolare, la diminuzione
delle erogazioni (anche tramite riassegnazione di risorse economiche) finalizzate
“alla promozione e alla garanzia di accesso alla vita indipendente per tutte le
persone con disabilità nelle loro comunità di appartenenza” (e la correlata “tendenza
a re-istituzionalizzarle”). La criticità e la precarietà della situazione generale
relativa alla “vita indipendente”, sono ribadite anche nel secondo Programma di Azione biennale sulle politiche per la disabilità (adottato con D.P.R. il
12/10/2017), in cui si afferma la necessità di intervenire, da parte degli enti
preposti, definendo un “trasferimento monetario congruente al progetto di vita
indipendente … continuativo nel tempo per consentire una progettazione di lungo
periodo ed evitare il ritorno a situazioni di dipendenza”, affermando un
principio che dovrebbe essere imprescindibile per ogni amministrazione: “La
promozione della vita indipendente e il sostegno all’autodeterminazione non
sono più da considerare “settori” dell’intervento di welfare quanto piuttosto
criteri ispiratori complessivi del sistema”.
Seguendo
la travagliata vicenda riguardante i contributi per la vita indipendente ad Asti,
sembra, a oggi, doversi rilevare sia il mancato recepimento delle indicazioni
contenute nel Programma di Azione sulla disabilità, sia la fondatezza delle
preoccupazioni espresse dalle Nazioni Unite che, val la pena ribadirlo,
riguardano la dignità delle persone, non asettiche pratiche burocratiche.
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