Mancano
solo due mesi alla fine del 2017 e nelle edicole s’iniziano a vendere i nuovi
calendari 2018, anno in cui si ricorderà, tra le altre cose, l’infame
promulgazione della legislazione razziale fascista nel 1938, le cui tracce,
purtroppo, sembrano potersi ravvisare ancor oggi in alcuni recenti episodi di
cronaca. Non si può, quindi, non essere colti da un misto di sconcerto e
preoccupazione nel vedere esposti quasi ovunque diversi calendari intitolati a
Mussolini. Rattrista ulteriormente scorgerli nell’edicola davanti all’uscita
delle casse della COOP di Asti, su cui, sino a poco tempo fa si potevano ancora
trovare i volantini della campagna di sensibilizzazione “Il razzismo non
conviene”. La Cooperazione di consumo fu, inoltre, una delle prime vittime
delle violenze fasciste e anche per questo due anni fa, la direzione della COOP
di Reggio Emilia, non appena fu informata di un episodio simile, si adoperò
subito per far rimuovere i calendari, scusandosi con la clientela. Ad Asti, invece, le
diverse segnalazioni dell’anno passato non solo non hanno sortito alcun
effetto allora, ma non hanno neppure impedito che anche quest’anno si riproponesse
l’avvilente spettacolo. Non credo,
tuttavia, si tratti solo di una questione legata a diversi contesti aziendali e
territoriali. Ritengo, piuttosto, che questi episodi siano indice della diffusa
e progressiva perdita di una memoria storica condivisa, necessaria per non
dimenticare violenze e persecuzioni perpetrate a danno di molte, troppe
persone. Alcuni anni fa, Emilio Gentile stigmatizzava la tendenza alla
“defascistizzazione” del fascismo, all’emergere di una “rappresentazione
alquanto indulgente, se non proprio benevola, dell’esperienza fascista”, con i
conseguenti rischi che questo può avere sia per lo stato di salute della nostra
democrazia, sia per le libertà individuali di tutti noi. Credo che queste
parole siano di grande attualità e da prendere in seria considerazione,
soprattutto a conclusione di un 2017 che ha evidenziato il preoccupante
riemergere di una retorica celebrativa del nazionalismo razzista fascista, di
fronte alla quale anche un calendario, forse, dovrebbe interrogarci, se non
vogliamo correre il rischio che questa tendenza si trasformi in qualcosa di ben
più grave.
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