A volte ritornano: Mussolini in edicola e la Coop 2

Martedì 6 dicembre scorso dopo aver terminato la spesa alla Coop di Asti e mentre mi accingevo a pagare, notavo esposti in bella vista nell’edicola di fronte alle casse due calendari 2017 di Mussolini. Rientrato a casa, scrivevo un’email alla direzione del supermercato per segnalare il fatto, richiamando alla memoria, in particolare, quanto le Coop subirono sotto il regime fascista. Il giorno successivo mi arrivava la seguente risposta: “Egregio signor Massano, nel condividere ciò che scrive comprendo la sua sensibilità in merito. E' necessario, però, precisare che la galleria non è nostra e neanche l’edicola. Cordiali saluti. Filodiretto.” Una risposta che suonava come un garbato “me ne frego”, con i calendari che restavano al loro posto.
Parallelamente avevo scritto anche a La Stampa di Asti che, invece, pubblicava nella rubrica “La posta dei lettori” di venerdì 9 dicembre la mia segnalazione “indignata” con il titolo “Quei calendari di Mussolini in edicola”. Tale pubblicazione, fortunatamente, determinava l’effetto lampo della sparizione dei calendari dall’edicola. Sparizione, tuttavia, provvisoria, giacché ieri, lunedì 19 dicembre, dopo aver fatto la spesa si potevano ritrovare esposti in bella vista i calendari in oggetto.
Forse per qualcuno può trattarsi di cosa di poco conto. Io la vedo come un segnale, magari piccolo ma preoccupante e che, di là di facili banalizzazioni, ci invita a non abbassare l’attenzione su certi temi. Emilio Gentile, uno storico tra i più stimati e competenti sull’argomento, già alcuni anni addietro ci metteva in guardia dall’affermarsi di una tendenza alla “defascistizzazione” del fascismo, all’emergere di una “rappresentazione alquanto indulgente, se non proprio benevola, dell’esperienza fascista”, con i conseguenti rischi che questo può avere sia per lo stato di salute della nostra democrazia che per le libertà individuali di tutti noi. E’, inoltre, notizia recente il risultato del concorso 2016 “#iMiei10Libri” promosso dal Ministero dell’Istruzione tra le scuole primarie e secondarie, cui 10 classi hanno partecipato segnalando il Mein Kampf di Hitler tra i 10 libri da tenere a scuola. Un numero certamente esiguo, ma, ritengo, significativo e da non sottovalutare.
Forte, quindi, della mia indignazione, seppur sprovvisto di altri mezzi, di fronte ai calendari credo di dover nuovamente provare a intervenire. In primo luogo vorrei soffermarmi sulla risposta da me ricevuta da parte della Coop per comunicare che, per come la vedo io, non si tratta di problema di sensibilità (o almeno non solo), bensì di memoria e responsabilità. Inoltre, facendo una breve ricerca su internet, si può trovare come già l’anno passato vi fu una vicenda simile nei pressi di Reggio Emilia. Vale la pena riproporla in tutti i suoi sviluppi perché mi pare possa rappresentare non solo un esempio “virtuoso”, ma che potrebbe anche suggerire alcuni spunti d’iniziativa culturale e politica. A ottobre 2015 un cliente segnalava alla direzione della Coop di Sant’Ilario, nei pressi di Reggio Emilia, tutta la sua indignazione per aver notato nell’edicola presente nella sede della Coop stessa i calendari Mussolini 2016. La risposta fu la seguente: "La ringraziamo per la sua segnalazione. I corner edicola sono gestiti direttamente da fornitori esterni e l’organizzazione del punto vendita non ha notato l’esposizione del calendario. Abbiamo chiesto al fornitore di togliere il calendario dalla vendita partendo dal principio che la storia del ventennio fascista ha impedito alle cooperative di operare, mettendole fuori legge. Pertanto concordiamo con l’inopportunità dell’esposizione dell’immagine di Benito Mussolini nei nostri punti vendita". La notizia, anche grazie ai giornali locali, si diffuse e giunsero segnalazioni da parte dei cittadini di altri calendari e/o pubblicazioni e gadget celebrativi in altre zone del territorio con la loro successiva rimozione. L’ANPI e l’Istituto di Storia della resistenza locali si affiancarono immediatamente alla denuncia e proposero la realizzazione congiunta di un convegno sul reato di apologia del fascismo. Un movimento spontaneo di cittadini che si sono impegnati nel tradurre in atti concreti, per quanto piccoli, una memoria storica che è, anche, garanzia e tutela della nostra democrazia e dei diritti e delle libertà a essa strettamente connessi.
Un’azione, in ultimo, che non ha lasciato indifferenti i politici locali e che, quest’anno, si è tradotta in una mozione approvata il 12 dicembre 2016 dal Consiglio comunale di Reggio Emilia (mozione De Lucia), sul divieto di vendita e diffusione di gadget fascisti e nazisti e che impegna la Giunta "ad agire in tutte le sedi opportune perché il reato di cui all'articolo 4 della cosiddetta legge Scelba sia integrato anche con riferimento alla vendita e diffusione di beni, gadget o oggetti vari con immagini del regime fascista e nazista". Insomma, stop alla vendita di oggetti celebrativi dei regimi fascista e nazista nei mercatini di Reggio Emilia, perché "hanno una funzione evidentemente propagandistica integrando perfettamente il reato di apologia di fascismo", previsto dalla cosiddetta legge Scelba (645 del 1952).

Reggio Emilia chiama, Asti risponderà? Nell’attesa di scoprirlo rinnovo l’invito alla Coop e all’edicola interna di recuperare un po’ di memoria storica e rimettere immediatamente negli scatoloni tali calendari. Invito che, ovviamente, estendo a tutte le edicole e i punti vendita che commerciano tali gadget. Credo che accoglierlo sarebbe un bel regalo per tutti noi.

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