Parallelamente
avevo scritto anche a La Stampa di Asti che, invece, pubblicava nella rubrica
“La posta dei lettori” di venerdì 9 dicembre la mia segnalazione “indignata” con
il titolo “Quei calendari di Mussolini in edicola”. Tale pubblicazione,
fortunatamente, determinava l’effetto lampo della sparizione dei calendari
dall’edicola. Sparizione, tuttavia, provvisoria, giacché ieri, lunedì 19
dicembre, dopo aver fatto la spesa si potevano ritrovare esposti in bella vista
i calendari in oggetto.
Forse
per qualcuno può trattarsi di cosa di poco conto. Io la vedo come un segnale, magari
piccolo ma preoccupante e che, di là di facili banalizzazioni, ci invita a non
abbassare l’attenzione su certi temi. Emilio Gentile, uno storico tra i più
stimati e competenti sull’argomento, già alcuni anni addietro ci metteva in
guardia dall’affermarsi di una tendenza alla “defascistizzazione” del fascismo,
all’emergere di una “rappresentazione alquanto indulgente, se non proprio
benevola, dell’esperienza fascista”, con i conseguenti rischi che questo può
avere sia per lo stato di salute della nostra democrazia che per le libertà
individuali di tutti noi. E’, inoltre, notizia recente il risultato del
concorso 2016 “#iMiei10Libri” promosso dal Ministero dell’Istruzione tra le
scuole primarie e secondarie, cui 10 classi hanno partecipato segnalando il
Mein Kampf di Hitler tra i 10 libri da tenere a scuola. Un numero certamente
esiguo, ma, ritengo, significativo e da non sottovalutare.
Forte,
quindi, della mia indignazione, seppur sprovvisto di altri mezzi, di fronte ai
calendari credo di dover nuovamente provare a intervenire. In primo luogo
vorrei soffermarmi sulla risposta da me ricevuta da parte della Coop per comunicare
che, per come la vedo io, non si tratta di problema di sensibilità (o almeno
non solo), bensì di memoria e responsabilità. Inoltre, facendo una breve
ricerca su internet, si può trovare come già l’anno passato vi fu una vicenda
simile nei pressi di Reggio Emilia. Vale la pena riproporla in tutti i suoi
sviluppi perché mi pare possa rappresentare non solo un esempio “virtuoso”, ma
che potrebbe anche suggerire alcuni spunti d’iniziativa culturale e politica. A
ottobre 2015 un cliente segnalava alla direzione della Coop di Sant’Ilario, nei
pressi di Reggio Emilia, tutta la sua indignazione per aver notato nell’edicola
presente nella sede della Coop stessa i calendari Mussolini 2016. La risposta
fu la seguente: "La ringraziamo per la sua segnalazione. I corner edicola
sono gestiti direttamente da fornitori esterni e l’organizzazione del punto
vendita non ha notato l’esposizione del calendario. Abbiamo chiesto al
fornitore di togliere il calendario dalla vendita partendo dal principio che la
storia del ventennio fascista ha impedito alle cooperative di operare,
mettendole fuori legge. Pertanto concordiamo con l’inopportunità
dell’esposizione dell’immagine di Benito Mussolini nei nostri punti vendita".
La notizia, anche grazie ai giornali locali, si diffuse e giunsero segnalazioni
da parte dei cittadini di altri calendari e/o pubblicazioni e gadget
celebrativi in altre zone del territorio con la loro successiva rimozione.
L’ANPI e l’Istituto di Storia della resistenza locali si affiancarono
immediatamente alla denuncia e proposero la realizzazione congiunta di un
convegno sul reato di apologia del fascismo. Un movimento spontaneo di
cittadini che si sono impegnati nel tradurre in atti concreti, per quanto
piccoli, una memoria storica che è, anche, garanzia e tutela della nostra
democrazia e dei diritti e delle libertà a essa strettamente connessi.
Un’azione,
in ultimo, che non ha lasciato indifferenti i politici locali e che,
quest’anno, si è tradotta in una mozione approvata il 12 dicembre 2016 dal
Consiglio comunale di Reggio Emilia (mozione De Lucia), sul divieto di vendita
e diffusione di gadget fascisti e nazisti e che impegna la Giunta "ad
agire in tutte le sedi opportune perché il reato di cui all'articolo 4 della
cosiddetta legge Scelba sia integrato anche con riferimento alla vendita e
diffusione di beni, gadget o oggetti vari con immagini del regime fascista e
nazista". Insomma, stop alla vendita di oggetti celebrativi dei regimi
fascista e nazista nei mercatini di Reggio Emilia, perché "hanno una
funzione evidentemente propagandistica integrando perfettamente il reato di
apologia di fascismo", previsto dalla cosiddetta legge Scelba (645 del
1952).
Reggio
Emilia chiama, Asti risponderà? Nell’attesa di scoprirlo rinnovo l’invito alla
Coop e all’edicola interna di recuperare un po’ di memoria storica e rimettere
immediatamente negli scatoloni tali calendari. Invito che, ovviamente, estendo
a tutte le edicole e i punti vendita che commerciano tali gadget. Credo che
accoglierlo sarebbe un bel regalo per tutti noi.
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