Sabato 5 novembre eravamo anche noi con le tantissime persone e realtà in piazza della Repubblica a Roma alla partenza della manifestazione promossa dalla coalizione Europe for Peace e da un vastissimo cartello di associazioni "Cessate il fuoco subito. Negoziato per la Pace e messa al bando delle armi nucleari".
Quando lo striscione che apriva in corteo è arrivato in piazza San Giovanni in Laterano e sono iniziati gli interventi dal palco, un fiume arcobaleno si stava ancora snodando tra le vie di Roma con oltre 100.000 partecipanti.
ACLI, ARCI, ANPI, CGIL, Rete Pace e disarmo, Emergency, Marcia PerugiAssisi, Libera, #StoptheWarNow, Rete dei numeri pari, Comunità di Sant’Egidio, donne e attiviste ucraine ed iraniane, ... tanti i contributi e gli interventi sui temi del manifesto unitario che hanno chiuso il corteo in una piazza gremita:
La minaccia nucleare incombe sul mondo. È responsabilità e dovere degli stati e dei popoli fermare questa follia. Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime. L’Italia, l’Unione Europea e gli stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità del negoziato per fermare l’escalation e raggiungere l’immediato cessate il fuoco. Insieme con Papa Francesco diciamo: “Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati”.La guerra ha conseguenze globali: è la principale causa delle crisi alimentari mondiali, ancor più disastrose in Africa e Oriente, incide sul caro-vita, sulle fasce sociali più povere e deboli, determina scelte nefaste per il clima e la vita del pianeta. La guerra ingoia tutto e blocca la speranza di un avvenire più equo e sostenibile per le generazioni future. Bisogna far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta.
La manifestazione nazionale di sabato 5 novembre a Roma può diventare il punto di partenza di una fase nuova della lotta per la pace sui territori, costituendo altresì un precedente e una prova generale per altri Paesi dell’Unione Europea. Il lavoro è tanto ma non ci spaventa perché, riprendendo il monito sempre attuale di Gino Strada: “Dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile. Questo concetto deve penetrare in profondità nelle nostre coscienze, fino a che l’idea della guerra divenga un tabù e sia eliminata dalla storia dell’umanità”.
Eravamo in piazza per affermare che non siamo equidistanti, ripudiamo e siamo contro la guerra (contro ogni guerra) e siamo da sempre dalla parte della Pace, che non può più aspettare. “Con buona pace di chi in piazza non scende perché scinde”, come ha scritto Bergonzoni, quella di sabato 5 novembre è stata una meravigliosa giornata di unità per la Pace ed i diritti, frutto dj un percorso di incontro e dialogo, aperto e trasversale, della società civile che ha coinvolto tantissime persone ed una larghissima parte del mondo associazionistico e sindacale, laico e cattolico. Una tappa di un cammino che deve proseguire con rinnovato impegno e speranza nella consapevolezza che sono tante le persone che vogliono unire, che rifiutano la logica della guerra e che intendono operare assieme per ricostruire una cultura condivisa di pace, solidarietà e fraternità come base fondamentale della convivenza umana. Qualcuno potrebbe chiamarla utopia, ma, riprendendo le parole della lettera scritta dal Cardinale Zuppi per l’appuntamento: “Chi lotta per la pace è un realista, anzi un vero realista, perché sa che non c’è futuro se non insieme”.
Commenti
Posta un commento