Intervento per le celebrazioni del 25 aprile 2022 ad Asti



Dalla fine del 2020 in questa piazza mensilmente, come Rete Welcoming Asti abbiamo convocato un presidio aperto a tutta la cittadinanza per testimoniare con la nostra presenza continuativa la centralità del tema della pace in tutte le sue declinazioni: dal no ad ogni guerra al necessario disarmo globale, dalla garanzia dei diritti umani alla giustizia sociale ed ambientale, dalla nonviolenza al dialogo, dalla solidarietà all’accoglienza (di tutte e tutti i profughi di ogni guerra), …

Nei mesi abbiamo trattato dei troppi conflitti e delle crisi umanitarie nel mondo cui faceva da sfondo una preoccupante corsa al riarmo, che prefigurava orizzonti oscuri … a gennaio e febbraio, parlavamo anche della situazione in Ucraina denunciando la preoccupante escalation della tensione ai confini dell’Europa: “Se la guerra inizia, porterà morte, distruzione, sofferenza, spostamenti di massa, crisi economica e molte altre conseguenze. … Non c’è alternativa ai negoziati, per quanto difficili possano sembrare”.

Un grido inascoltato che ci ha spinti, dal 24 febbraio, dopo l’invasione della Russia in Ucraina, a rendere settimanale il nostro presidio per testimoniare la nostra condanna dell’aggressione russa, la nostra solidarietà nei confronti della popolazione dell’Ucraina, per denunciare le violazioni dei diritti umani che si stanno consumando (anche ricordiamolo nei confronti delle migliaia di persone in Russia che condannano la guerra) e per continuare a tenere accesa la speranza della Pace in Ucraina e nel mondo.

Portiamo avanti tale impegno anche sulla base dell’articolo 11 della Costituzione richiamato sia nel manifesto dell’ANPI che alla Marcia della Pace e della Fraternità PerugiAssisi (cui molti astigiani ed astigiane hanno partecipato ieri): “L’Italia ripudia la guerra ...”. Ripudiare la guerra. La scelta di questo verbo “Ripudiare” ha un profondo significato. Nella prima redazione del progetto di Costituzione elaborato dalla Commissione si parlava, infatti, di “rinunzia” alla guerra. Ma non bastava. Nel dibattito successivo emerse altro: “… non vogliamo più la violenza. E quest'odio alla violenza, questo odio alla guerra sarà appunto l'orientamento nuovo del popolo” (Damiani).

“… noi, onorevoli colleghi, vorremmo qualche cosa di più in questo articolo; vorremmo un'affermazione più decisa. … la guerra non deve essere strumento di risoluzione dei conflitti internazionali, un principio che veramente risponde a quella che è l'essenza della nostra nuova democrazia, quella democrazia che è sorta non da spiriti imbelli, ma proprio al contrario dal grande apporto della guerra partigiana” (Treves).

Dibattito che portò a quella forma che il Presidente della Commissione per la Costituzione così spiegherà: “Si tratta anzitutto di scegliere fra alcuni verbi: rinunzia, ripudia, condanna, che si affacciano nei vari emendamenti. La Commissione, ha ritenuto che, mentre «condanna» ha un valore etico più che politico-giuridico, e «rinunzia» presuppone, in certo modo, la rinunzia ad un bene, ad un diritto, il diritto della guerra (che vogliamo appunto contestare), la parola «ripudia» ha un accento energico ed implica così la condanna come la rinuncia alla guerra” (Ruini).

Ci interroghiamo se questo disgusto, questo odio, questo ripudio per la guerra sia ancora condiviso. Ci chiediamo se sia stato sufficientemente coltivato e ricordato.

Come diceva Calamandrei: “la nostra Costituzione in parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. … non è una Costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire. … Però, vedete, la Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”.

Bisogna investire nella Pace. Bisogna farlo subito. Bisognava farlo da tempo.

Siamo quindi qui anche oggi per portare il nostro piccolo contributo, accompagnati come sempre dalle bandiere della pace, che oggi affiancano il nostro tricolore, per dire no alla guerra, no al riarmo, per rifiutare la logica del più forte e del più potente. Siamo qui per dire che respingere l’idea che la violenza assassina si sconfigge con altra violenza più assassina, non significa rinunciare alla lotta per la libertà.

Il 25 aprile ci deve dare il coraggio di proseguire sulla strada dei costituenti, camminando e cercando insieme, senza indugio e con tutte le nostre risorse la strada della nonviolenza e dalla Pace.


Celebrazioni del 25 aprile 2022 ad Asti: intervento per la Rete Welcoming Asti in piazza S Secondo su invito dell'ANPI Asti. Di seguito il video.








Commenti