Gli appelli per il Ddl Zan e i puntini sulle i di fronte a storie insultate, disprezzate e violentate.

Da due appelli pubblicati e diffusi ad inizio luglio ed indirizzati ai Senatori e alle Senatrici della Repubblica italiana in vista della discussione del Ddl Zan "per la prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sullorientamento sessuale, sullidentità di genere e sulla disabilità", emerge una trasversale ed importante presa di posizione per l’approvazione del Ddl stesso.

Uno dei due appelli è promosso da Asgi (Associazione Studi giuridici Immigrazione), Rete Lenford (Avvocatura per i diritti LGBTI+) e FISH (federazione nazionale di numerose associazioni per i diritti delle persone con disabilità). Tre enti che si occupano, apparentemente, di tematiche differenti, ma il cui impegno, in realtà, è lo stesso: “ci accomuna la lotta contro le disuguaglianze e le discriminazioni, qualunque ne sia il motivo e in qualunque situazione si verifichino”. I promotori segnalano come nella società la strada verso l’uguaglianza sia resa difficile non solo dall’attuale presenza di ostacoli culturali, sociali ed economici ma anche da significative ed inaccettabili carenze del nostro ordinamento che punisce più gravemente chi commette (o istiga a commettere) atti violenti o discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, rispetto a chi commette i medesimi atti per odio motivato dall’orientamento sessuale, dal genere, dal sesso, dall’identità di genere o dalla disabilità della vittima. Nel concludere il proprio appello con la richiesta al Senato della Repubblica di procedere senza “ingiustificati ripensamenti” all’approvazione del Ddl Zan, le associazioni sottolineano come in una prospettiva trasversale ed intersezionale con l’approvazione del disegno di Legge: “Il Senato può finalmente evitare che altre dimensioni della dignità e della personalità restino esposte all’odio e alla violenza. È tempo di uguaglianza”.

L’altro appello (sottoscritto da decine di realtà e da centinaia di persone) è promosso dell’associazione cristiana Progetto Gionata e si apre con le seguenti parole: “Onorevoli Senatrici e Senatori della Repubblica Italiana, come cittadini, credenti LGBT+ e loro genitori, gruppi, associazioni cristiane e non, ed operatori pastorali che conoscono da vicino la condizione delle persone LGBT+ riteniamo che il Parlamento italiano debba approvare al più presto il Disegno di legge Zan. Anche questo documento si conclude con la richiesta di evitare di bloccarsi su disquisizioni terminologiche e tatticismi politici, nella consapevolezza che: “la mancata approvazione del Ddl, per queste persone e per la società italiana, certamente comporterebbe un danno molto maggiore rispetto agli eventuali inconvenienti, su cui si potrà intervenire in seguito grazie ad un confronto schietto e fecondo”.

Tale sottolineatura è ripresa e rimarcata nel comunicato di adesione all’appello del consiglio di presidenza del Coordinamento Teologhe Italiane, che, pur evidenziando la necessità di proseguire il confronto sui temi e contenuti del Disegno di legge, dichiara con forza: Ci sono dei momenti in cui è necessario prendere una posizione, anche se in un campo di battaglia disegnato in modo un po’ maldestro, come quello attivato attorno al Ddl Zan … A sottolineare la complessità si prova una strana sensazione e si impone subito una domanda inquietante: vi sembra il caso di mettere i puntini sulle i, quando ci sono di mezzo storie insultate, disprezzate e violentate? ... È ora di scegliere da che parte stare. Non dalla parte di chi giudica senza capire, non dalla parte di chi vuole controllare la grazia di Dio, non dalla parte di chi teme che le differenze possano corrompere il bene, non dalla parte di una cultura che misura l’amore senza mai riferirsi alla disponibilità di dare la vita per coloro a cui vogliamo bene. ... E in questa discussione così difficile, anche noi forse fatichiamo a trovare le parole con le quali esprimere ciò che ci sta a cuore, che è la vita che cerca di fiorire e di donarsi nella sua ricchezza di forme e di differenze. Le parole però vanno trovate, magari imperfette e fragili ma chiare nel significato di comunione con le sorelle e i fratelli omosessuali e transessuali che ora hanno bisogno di tutta la solidarietà possibile. … Nel frattempo, mentre questa cultura delle differenze è affaticata o impedita da mille ostacoli, non c’è dubbio che ogni resistenza frontale a questa proposta di legge a firma Zan si riveli da sé come una forma di inospitalità verso le vite. Per questo, essa non può che risuonare antievangelica”.

Due appelli che nascono da realtà, culture e sensibilità differenti ma che si uniscono nel ricordare che il cuore e l’essenziale del Ddl Zan si fondano sul rispetto e la tutela di tutte le persone e sui principi costituzionali di uguaglianza, giustizia e solidarietà, smascherando timori spesso pretestuosi e propagande interessate con una domanda che inquieta nella sua semplice umanità: “vi sembra il caso di mettere i puntini sulle i, quando ci sono di mezzo storie insultate, disprezzate e violentate?”.



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