Sabato 06 marzo si è concluso un Festival di Sanremo che è sembrato particolarmente declinato al maschile. Come illustrato in un eloquente siparietto tra Ibrahimovic ed Amadeus, la squadra titolare era composta da loro due nei ruoli, rispettivamente, di attaccante e portiere, dal fantasista Fiorello a centrocampo, dallo stopper Achille Lauro e dall’orchestra (soggetto collettivo misto ma diretto da uomini) in difesa.
Nel corso delle serate si sono alternate
nell’affiancarli come co-conduttrici e ospiti sul palco dell’Ariston alcune
donne di primo piano nei rispettivi ambiti professionali e di vita: Barbara
Palombelli, Matilda De Angelis, Elodie, Loredana Bertè, … Tra di loro c’è stata
anche Beatrice Venezi le cui parole hanno sollevato un acceso dibattito:
imbeccata da Amadeus che (ingenuamente?) sottolineava come gli avesse chiesto
di essere chiamata direttore e non direttrice d’orchestra, Beatrice Venezi non
solo confermava annuendo a quanto il conduttore stava dicendo ma ne rinforzava
le parole affermando “Me ne assumo la responsabilità davanti a tutto il
pubblico a casa … sì perché per me quello che conta è in realtà il talento, la
preparazione con cui si svolge un determinato lavoro, la posizione ha un nome
preciso e nel mio caso è direttore d’orchestra”.
Pur evitando di entrare nel dibattito sulla
correttezza (sotto diversi aspetti), della locuzione “direttore d’orchestra”
riferita a una donna, non si possono non rilevare alcune questioni di contesto
che hanno avuto inevitabili ripercussioni sulla
valenza e sulla portata simbolica e culturale di quanto detto[1].
Innanzitutto il non aver presentato la preferenza
accordata al titolo maschile come una scelta personale (discutibile, ma accettabile
secondo il direttore dell’Accademia della Crusca), ma averla posta come l’unica
corretta, si è tradotto, seppur indirettamente, in una sorta di attacco
svalutante (e facilmente strumentalizzabile) alle direttrici d'orchestra che, invece, pretendono che sia salvaguardata una
conquista di giustizia e parità rappresentata dalla declinazione al femminile
del loro titolo.
In secondo luogo, circostanza che il polverone
mediatico sollevatosi ha nascosto, è paradossalmente significativo il fatto che
tali affermazioni siano state fatte davanti ad un’orchestra diretta, nel corso
delle diverse serate, da 24 uomini e da nessuna donna. Era quasi surreale
sentire parlare sul palco, con tanta “responsabile
attenzione”, di emancipazione femminile, di battaglie “di sostanza e non di
forma” e di “parità di accesso a certe posizioni”, senza che fosse detta una parola di
denuncia e di critica di una così evidente prova di disuguaglianza di genere,
di discriminazione e di mancanza di pari opportunità.
Chissà come avrebbe risposto Virginia Woolf se fosse stata interpellata sulla questione.
Probabilmente spiazzando un po’ tutt# si sarebbe limitata ad affrontare un tema che ai più sarebbe sembrata marginale, ma che, forse, avrebbe aperto
una finestra sui presupposti di disuguaglianze e ingiustizie che condizionano
la vita e le possibilità di scelta delle donne: “Quando
mi avete pregato di parlarvi delle donne e il romanzo (e oggi la direzione di
un’orchestra), mi sono seduta sulla sponda di un fiume e mi sono domandata cosa
significassero queste parole. … La sola cosa che potevo fare era offrirvi
un’opinione su una questione piuttosto secondaria: una donna, se vuole scrivere
romanzi (o dirigere un’orchestra), deve avere soldi e una stanza per sé, una
stanza propria …”.
[1] Una scelta e un atteggiamento da cui
sembrano trasparire gli effetti della diffusa, e spesso inconsapevole,
interiorizzazione di quello che il sociologo Bourdieu definiva come “l’ordine
maschile”, ossia di un dominio violentemente pervasivo, la cui misura è data “dal
fatto che non deve giustificarsi: la visione androcentrica s’impone in quanto
neutra e non ha bisogno di enunciarsi in discorsi miranti a legittimarla”.
[2] L'orchestra è diretta dal maestro Leonardo de Amicis.
Durante le esibizioni dei cantanti è diretta da: Simone Bertolotti per Bugo; Daniel
Bestonzo per Annalisa e Willie Peyote; Diego Calvetti per Ermal Meta; Enzo
Campagnoli per Orietta Berti; Valeriano Chiaravalle per Gio Evan, Random,
Gaudiano e Wrongonyou; Vittorio Cosma per Coma_Cose; Rodrigo D'Erasmo per
Fulminacci, Ghemon, Greta Zuccoli e Folcast; Clemente Ferrari per Max Gazzè e
la Trifluoperazina Monstery Band; Fabio Gargiulo per Lo Stato Sociale; Fabio
Gurian per Francesca Michielin e Fedez; Federico Mecozzi per Dellai; Enrico
Melozzi per Fasma e Måneskin; Roberto Molinelli per Extraliscio feat.
Davide Toffolo; Giulio Nenna per Irama; Daniele Dezi per Gaia; Daniele Parziani
per Malika Ayane; Carmelo Patti per Francesco Renga, La Rappresentante di
Lista, Madame e Davide Shorty; Adriano Pennino per Arisa; Edoardo Petretti per
Avincola; Andrea Rodini per Noemi; Davide Rossi per Colapesce e Dimartino;
Jacopo Senigaglia per Aiello; Giuseppe Vessicchio per Elena Faggi.
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