Il Festival di Sanremo 2021 e l'orchestra diretta solo da uomini.

Sabato 06 marzo si è concluso un Festival di Sanremo che è sembrato particolarmente declinato al maschile. Come illustrato in un eloquente siparietto tra Ibrahimovic ed Amadeus, la squadra titolare era composta da loro due nei ruoli, rispettivamente, di attaccante e portiere, dal fantasista Fiorello a centrocampo, dallo stopper Achille Lauro e dall’orchestra (soggetto collettivo misto ma diretto da uomini) in difesa.

Nel corso delle serate si sono alternate nell’affiancarli come co-conduttrici e ospiti sul palco dell’Ariston alcune donne di primo piano nei rispettivi ambiti professionali e di vita: Barbara Palombelli, Matilda De Angelis, Elodie, Loredana Bertè, … Tra di loro c’è stata anche Beatrice Venezi le cui parole hanno sollevato un acceso dibattito: imbeccata da Amadeus che (ingenuamente?) sottolineava come gli avesse chiesto di essere chiamata direttore e non direttrice d’orchestra, Beatrice Venezi non solo confermava annuendo a quanto il conduttore stava dicendo ma ne rinforzava le parole affermando “Me ne assumo la responsabilità davanti a tutto il pubblico a casa … sì perché per me quello che conta è in realtà il talento, la preparazione con cui si svolge un determinato lavoro, la posizione ha un nome preciso e nel mio caso è direttore d’orchestra”.

Pur evitando di entrare nel dibattito sulla correttezza (sotto diversi aspetti), della locuzione “direttore d’orchestra” riferita a una donna, non si possono non rilevare alcune questioni di contesto che hanno avuto inevitabili ripercussioni sulla valenza e sulla portata simbolica e culturale di quanto detto[1].

Innanzitutto il non aver presentato la preferenza accordata al titolo maschile come una scelta personale (discutibile, ma accettabile secondo il direttore dell’Accademia della Crusca), ma averla posta come l’unica corretta, si è tradotto, seppur indirettamente, in una sorta di attacco svalutante (e facilmente strumentalizzabile) alle direttrici d'orchestra che, invece, pretendono che sia salvaguardata una conquista di giustizia e parità rappresentata dalla declinazione al femminile del loro titolo.

In secondo luogo, circostanza che il polverone mediatico sollevatosi ha nascosto, è paradossalmente significativo il fatto che tali affermazioni siano state fatte davanti ad un’orchestra diretta, nel corso delle diverse serate, da 24 uomini e da nessuna donna. Era quasi surreale sentire parlare sul palco, con tanta “responsabile attenzione”, di emancipazione femminile, di battaglie “di sostanza e non di forma” e di “parità di accesso a certe posizioni”, senza che fosse detta una parola di denuncia e di critica di una così evidente prova di disuguaglianza di genere, di discriminazione e di mancanza di pari opportunità.

Chissà come avrebbe risposto Virginia Woolf se fosse stata interpellata sulla questione. Probabilmente spiazzando un po’ tutt# si sarebbe limitata ad affrontare un tema che ai più sarebbe sembrata marginale, ma che, forse, avrebbe aperto una finestra sui presupposti di disuguaglianze e ingiustizie che condizionano la vita e le possibilità di scelta delle donne: “Quando mi avete pregato di parlarvi delle donne e il romanzo (e oggi la direzione di un’orchestra), mi sono seduta sulla sponda di un fiume e mi sono domandata cosa significassero queste parole. … La sola cosa che potevo fare era offrirvi un’opinione su una questione piuttosto secondaria: una donna, se vuole scrivere romanzi (o dirigere un’orchestra), deve avere soldi e una stanza per sé, una stanza propria …”.

Purtroppo, invece, un’assordante silenzio sembra aver accompagnato lo scandalo dell’orchestra del Festival di Sanremo 2021 diretta da 24 uomini e da nessuna donna[2].


[1] Una scelta e un atteggiamento da cui sembrano trasparire gli effetti della diffusa, e spesso inconsapevole, interiorizzazione di quello che il sociologo Bourdieu definiva come “l’ordine maschile”, ossia di un dominio violentemente pervasivo, la cui misura è data “dal fatto che non deve giustificarsi: la visione androcentrica s’impone in quanto neutra e non ha bisogno di enunciarsi in discorsi miranti a legittimarla”.

[2] L'orchestra è diretta dal maestro Leonardo de Amicis. Durante le esibizioni dei cantanti è diretta da: Simone Bertolotti per Bugo; Daniel Bestonzo per Annalisa e Willie Peyote; Diego Calvetti per Ermal Meta; Enzo Campagnoli per Orietta Berti; Valeriano Chiaravalle per Gio Evan, Random, Gaudiano e Wrongonyou; Vittorio Cosma per Coma_Cose; Rodrigo D'Erasmo per Fulminacci, Ghemon, Greta Zuccoli e Folcast; Clemente Ferrari per Max Gazzè e la Trifluoperazina Monstery Band; Fabio Gargiulo per Lo Stato Sociale; Fabio Gurian per Francesca Michielin e Fedez; Federico Mecozzi per Dellai; Enrico Melozzi per Fasma e Måneskin; Roberto Molinelli per Extraliscio feat. Davide Toffolo; Giulio Nenna per Irama; Daniele Dezi per Gaia; Daniele Parziani per Malika Ayane; Carmelo Patti per Francesco Renga, La Rappresentante di Lista, Madame e Davide Shorty; Adriano Pennino per Arisa; Edoardo Petretti per Avincola; Andrea Rodini per Noemi; Davide Rossi per Colapesce e Dimartino; Jacopo Senigaglia per Aiello; Giuseppe Vessicchio per Elena Faggi.

 

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