Sabato
5 ottobre per la prima volta ad Asti si è svolta la “Festa dei popoli”. La
centrale Piazza S Secondo e Corso Alfieri sono stati attraversati da un fiume
di persone, accompagnato dai suoni di musiche del mondo e vestito dai mille
colori degli abiti tradizionali di vari paesi (dall’Albania al Perù, dal
Nicaragua alla Nigeria, dal Gambia alla Romania, …). All’arrivo nella suggestiva
Piazza Castigliano, la festa ha proseguito tra canti, balli, momenti di
riflessione e condivisione religiosa, per terminare con una ricca e
apprezzatissima cena etnica. A far da cornice alla grande festa alcuni
banchetti di varie associazioni e realtà, su cui erano esposti svariati
materiali (prodotti tipici, foto, volantini, …), che ne tratteggiavano le
attività. Mischiata tra altre immagini se ne poteva vedere una in bianco e
nero, forse poco in linea con i tanti colori della giornata, ma che,
sicuramente, ne ha arricchito il significato.
“In cerca di Pace”, questo il
titolo dell’opera in cui è raffigurata, in primo piano, una donna con il velo
islamico (hijab), che porta una mano davanti alla bocca, quasi a trattenere un
grido di dolore. Alle sue spalle una barca, su cui si vedono le sagome di
alcune persone, mentre altre tentano di salirvi e altre ancora invocano aiuto
tra i flutti del mare. Il disegno era
accompagnato da una breve didascalia: “Il
tema dell’accoglienza dei rifugiati richiede occhi nuovi, contemplativi e
azioni solidali. Se si emigra, se si fugge, è perché si è spinti dalla
mancanza, dalla miseria, dalla violenza, dalla persecuzione, dall’impossibilità
di progettare un futuro. Nelle nostre società benestanti (c’è la crisi
economica da oltre un decennio, è vero, ma non è paragonabile alle povertà di
altre parti del mondo), non capiamo quasi più cosa voglia dire mancanza dei
diritti più elementari: “La pace … è un’aspirazione profonda di tutti i popoli,
soprattutto di quanti più duramente ne patiscono la mancanza”. Parole sagge,
con lo sguardo ben nutrito dalla sapienza della fede, dette da Papa Francesco”. Una nota sottostante indicava che l’opera e il testo di accompagnamento erano stati realizzati all’interno della Casa di Reclusione di Asti da Roberto S. (il nome completo sul quadro era coperto con la scritta “Pace”), nell’ambito del progetto editoriale “La Gazzetta Dentro”: “Un’esperienza che si vorrebbe connotata da una significativa valenza comunicativa, capace di creare un ponte fra carcere e società, due luoghi che, pur trovandosi nello stesso territorio, nella stessa città, sembrano lontanissimi e sconosciuti”.
Pare che la Festa dei Popoli sia stata l’occasione per costruire “piccoli ponti” non solo tra comunità e culture, ma, almeno simbolicamente, anche tra persone e luoghi che, troppo spesso, si ritiene non possano incontrarsi mai.
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