Il 5
maggio si è celebrata la sesta Giornata europea per il diritto alla Vita
Indipendente per le persone con disabilità. L’istituzione di tale giornata
sottolinea la centralità di tale tema, nell'ambito di un impegno comune contro
ogni tipo di discriminazione e verso la costruzione della società realmente
inclusiva. E’ opportuno, tuttavia,
ricordare come tale diritto continui a essere prevalentemente disatteso e
sempre più compresso nelle sue prospettive e potenzialità per l’intera società
(vedi “Vita
indipendente e inclusione nella società” in “Articolo Tre. Rapporto
sullo stato dei diritti in Italia”). Tale preoccupante situazione politico-amministrativa,
era già stata denunciata dal Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti
delle Persone con Disabilità che nel 2016 nelle sue Osservazioni Conclusive
sull’implementazione della Convenzione ONU in Italia (Legge 18/09, il cui
art. 19 riguarda la “vita indipendente”), stigmatizzava, in particolare, la
diminuzione delle erogazioni (anche tramite riassegnazione di risorse
economiche) finalizzate “alla promozione e alla garanzia di accesso alla vita
indipendente per tutte le persone con disabilità nelle loro comunità di
appartenenza” (e la correlata “tendenza a re-istituzionalizzarle”). La
criticità e la precarietà della situazione generale relativa alla “vita
indipendente”, erano ribadite anche nel secondo Programma di Azione biennale
sulle politiche per la disabilità (adottato con D.P.R. il 12/10/2017), in cui
si affermava la necessità di intervenire, da parte degli enti preposti,
definendo un “trasferimento monetario congruente al progetto di vita
indipendente […] continuativo nel tempo per consentire una progettazione di
lungo periodo ed evitare il ritorno a situazioni di dipendenza”, affermando un
principio che dovrebbe essere imprescindibile per ogni amministrazione: “La
promozione della vita indipendente e il sostegno all’autodeterminazione non
sono più da considerare “settori” dell’intervento di welfare quanto piuttosto
criteri ispiratori complessivi del sistema”.
Purtroppo
bisogna rilevare come sia tale proposta contenuta nel Programma di azione, sia
le raccomandazioni delle Nazioni Unite, sembrino ancora lontane dall’essere
recepite.
A
ricordarcelo sono, in particolare, le voci delle molte persone con disabilità
che quotidianamente lottano per questo diritto, come Marco
Castaldo che sta pagando in prima persona la scelta
dell’Amministrazione Comunale di Asti di togliere “dignità e risorse economiche
ai progetti di Vita indipendente”, o di Ida Sala che
ha denunciato come “sadismo istituzionale” la crescente complessità e
burocratizzazione per l’accesso ai contributi per la vita indipendente in
Lombardia, o di Maria Chiara ed Elena Paolini che hanno costituito la rete “Liberi di Fare”
per promuovere e chiedere che sia realmente garantito il diritto all’assistenza
personale e alla vita indipendente, fino ad arrivare a manifestazioni e
iniziative di protesta collettive, come quelle portate avanti dall’associazione
“Siamo
handicappati No cretini” che lotta contro l’inerzia e la
mancata erogazione dei contributi per l’assistenza alle persone con grave
disabilità da parte della Regione Sicilia, o, in ultimo, quella organizzata da
diverse associazioni
per la vita indipendente Toscane che il 26 febbraio scorso
hanno dovuto interrompere una seduta del Consiglio Regionale per cercare di far
valere i propri diritti.
Molti
di questi temi sono stati riproposti nel corso di un corteo
che si è svolto il 5 maggio a Milano, in occasione della Giornata
europea per il diritto alla Vita Indipendente, promosso dal Comitato lombardo
per la Vita Indipendente delle persone con disabilità, Abbatti le Barriere, Disabili
Pirata e ComodalBasso che, richiamando l’articolo 3 della nostra Costituzione,
hanno ricordato a tutti che se “le diverse disabilità comportano diversi tipi
di svantaggi”, questi devono essere “superati per il raggiungimento di una pari
dignità sociale e del pieno sviluppo della persona umana”, a partire, in
particolare, dalla garanzia di:
- “finanziamenti sufficienti per assumere assistenti personali e norme che lo prevedano;
- investimenti per abbattere le barriere architettoniche e per impedire che ne vengano costruite di nuove;
- parità di accesso a scuola, lavoro, casa, trasporti, sanità, servizi urbani e tutto quanto una società civile mette a disposizione di tutti i cittadini e le cittadine”.
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