Striduli cinguettii della Stancanelli su Simone di Torre Maura ... "Come siete diventati così miserabili?"
"Come siete diventati così miserabili?" chiese la
bambina.
"Eravamo già miserabili, ci vergognavamo, pensa che
scemi" rispose l'adulto ...
(M. Biani, La banalità del ma).
Il 2 aprile 70 persone rom (tra cui 33
bambini e 22 donne) sono state trasferite, nelle periferie di Roma, dal centro
di accoglienza di Torre Angela, in quello di torre Maura.
Il trasferimento è stato contestato da parte
degli abitanti del quartiere, le cui proteste sono state strumentalmente
amplificate da gruppi di neofascisti e hanno toccato preoccupanti punte d’intolleranza
e violenza razzista: sono stati bruciati cassonetti, automobili, distrutti e
calpestati panini e altri generi alimentari destinati alle famiglie al grido di
“Zingari, dovete morire di fame”.
Gli autoproclamatisi leader neofascisti di questa esplosione di violenza
razzista, il giorno successivo, il 3 aprile, per rivendicare e utilizzare
propagandisticamente quanto accaduto, improvvisavano una diretta Facebook che
si apriva con un “Siamo tutti d’accordo”, trovando, però, un inaspettato e
insormontabile ostacolo: “Io so di Torre
Maura e non sono d’accordo … Sta cosa di anda' sempre contro le minoranze a me
nun me sta bene. … Nessuno deve
essere lasciato indietro, né italiani, né rom, né qualsiasi tipo di persona”. Così replicava con coraggio e determinazione
Simone, un quindicenne del quartiere, al leader neofascista che, interdetto,
facendosi forte del suo gruppo di sostenitori, provava a ribattere “Tu sei uno
su cento”, ma Simone, per nulla intimorito, lo zittiva nuovamente: “Almeno
io penso”.
Parole chiare, pulite e dirette capaci di scaldare il cuore e
i sentimenti di molti, ma non della scrittrice Elena Stancanelli che le accoglie
con il seguente tweet: “Per carità, il pischello di Torre Maura, che
gli vuoi dire, coraggioso ... ma che uno a quell'età non sappia parlare in
italiano non vi fa impressione?”. Il cinguettio da “bulletta chic” è, poi,
rimarcato in ulteriori tweet: “Sapere che a
quindici anni i ragazzi non sanno mettere due parole in fila, anche quando
pensano cose giuste, mi addolora. Per loro, perché il massimo a cui potranno
aspirare è diventare "virali" per un quarto d'ora … Ma
lasciamoli lì, a grufolarsi nell'ignoranza, cosa c'è di meglio per prepararsi a
un futuro luminoso?”.
Questo
è il solo Simone, peraltro mai chiamato per nome, che la Stancanelli riesce a
vedere, dimostrando di esser parte di quegli intellettuali “impegnati
socialmente” che, con la loro presunzione e le loro parole camuffate di un
autoassolutorio “buon senso” da salotto, sembrano sempre più assumere il ruolo
di testimonial del progressivo
immiserimento umano e culturale della nostra società, su cui stanno attecchendo
e si stanno sviluppando razzismo, sessismo, abilismo, omofobia, …
A volte più che parlare della “correttezza formale”
altrui, sarebbe opportuno prendere coscienza e imparare a vergognarsi, almeno
un po’, di quel che si sta diventando, aiutandosi, magari, con la lettura di
qualche verso in dialetto, come quelli della poesia “La Lucciola” (1944), del
poeta romano Trilussa:
“La luna piena minchionò la lucciola:
– sarà l’effetto de l’economia,
ma quel lume che porti è debboluccio …
– Sì – disse quella – ma la luce è mia!”
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