Le
morti dei migranti che cercavano di passare il confine, lasciate dal lungo e tragico inverno della val di
Susa, ci richiamano alle nostre responsabilità e
all’irrinunciabile dovere di solidarietà. Non è accettabile dimenticare e
restare indifferenti di fronte a queste tragedie, tra cui quella di Beauty, la
donna nigeriana incinta, deceduta a febbraio, pochi giorni dopo esser stata
catturata e poi abbandonata dalla gendarmerie davanti alla stazione di
Bardonecchia, senza alcun soccorso. Non è accettabile la criminalizzazione
della solidarietà delle tante persone che non sono restate indifferenti, come
Benoit Ducos, che rischia cinque anni di carcere per non aver lasciato morire
tra le nevi, a marzo, alcuni migranti, tra cui una donna incinta, sopravvissuta
grazie al suo intervento.
Il
26 maggio sulla pagina facebook di Chez Jesus, rifugio autogestito a Claviere, veniva pubblicato il post “La frontiera ha ucciso ancora” che cominciava così: “Blessing,
21 anni, morta nel fiume mentre fuggiva da un inseguimento della Police
National. Mamadou, morto nei boschi per sfinimento in seguito a un
respingimento della polizia. Ieri un altro cadavere è stato trovato nell'orrido
del Frejus, lato italiano. Un corpo in stato avanzato di decomposizione,
ritrovato solo ora che la neve si sta sciogliendo. Tre morti in meno di venti
giorni”.
Purtroppo ad oggi, pur non essendoci state ulteriori vittime nel corso della stagione estiva, lo stato delle cose non pare
esser sostanzialmente cambiato, anzi ultimamente i controlli e le violenze nei confronti di chi cerca di attraversare la frontiera tra Claviere e Monginevro paiono essere aumentati, e non è difficile ipotizzare un peggioramento
della situazione con l’arrivo dei primi freddi autunnali e del gelo invernale.

Qui l’unica realtà solidale che si occupa di aiutare i migranti è un gruppo di giovani, per lo più francesi, che hanno allestito, nei locali sottostanti la Chiesa, il rifugio autogestito “Chez Jesus”. Il rifugio, come raccontano attivisti e volontari, è un luogo in cui “passano centinaia di persone, si fermano, vivono questo spazio insieme condividendo la loro quotidianità con i solidali, scambiandosi esperienze e consigli preziosi. A Chez Jesus si trova sempre una porta aperta dopo ogni respingimento”. Dentro il rifugio, una piccola cucina e uno spazio adibito a dormitorio, fuori alcune tende e diversi attivisti e migranti, molti dei quali portano le ferite rimediate nei tentativi di passaggio falliti e/o a causa delle violenze subite. La diffidenza è molta, gli aiuti pochi. Ci sarebbe bisogno, in particolare, di cibo, abbigliamento, scarpe invernali … e di solidarietà.

La
solidarietà nei confronti dei migranti non è, tuttavia, ben vista e, spesso,
gli aiuti diventano crimini per cui si subiscono controlli e condanne. Ma i
solidali resistono.

Sabato 25 agosto, circa 250 persone si sono ritrovate al Col de l’Echelle, un posto che molti migranti hanno tentato di attraversare durante l’inverno, alcuni perdendo la vita, per proclamare, accompagnati dalle musiche della Fanfare Invisible, la necessità dell'ospitalità e per denunciare tutte le violenze al confine tra Italia e Francia. Un’occasione per ricordare la recente scomparsa di Bernard Liger uno di quelli che non hanno mai rinunciato ad aiutare e che hanno sempre aperto la loro porta. Un momento di mobilitazione anche per i “4 + 3” volontari/attivisti di Briancon arrestati e che saranno processati quest’autunno per l’aiuto dato ai migranti … e questo non è accettabile: la solidarietà non è un reato ma un dovere!
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