Un quotidiano
online di Asti, ATNews, ha pubblicato l’augurio di buon anno scolastico agli
studenti astigiani da parte di Lotta studentesca (associazione giovanile legata
a Forza nuova): “… Asti ha bisogno di una gioventù forte, dinamica e guerriera
e che sappia conoscere valori come quello del nazionalismo e dell’identità, …
ci batteremo come sempre, … garantiremo loro barricate qualora ce ne sarà
bisogno …”. Seppur espresso in un italiano approssimativo, tale augurio sembra
essere indice di un progressivo e preoccupante riemergere di toni e ideologie
appartenenti a un passato antidemocratico, liberticida, tragico e vergognoso
che, purtroppo, sembra trovare sempre maggiori spazi di acritica attenzione e
superficiale diffusione.
Personalmente
credo che le scuole della mia città non siano (e non debbano essere), campi di
addestramento per giovani “guerrieri, identitari e nazionalisti”. Spero possano
essere contesti di educazione e formazione di uomini e donne capaci di sognare,
di stupirsi, di pensare in modo autonomo e con idee e competenze necessarie per
costruirsi una vita nel rispetto e nell’incontro con gli altri. Uomini e donne
“più intelligenti, più tolleranti, più consapevoli dei loro diritti e doveri
verso i loro concittadini, più degni di vivere vita umana in un regime non
totalitario”, come si augurava nel dopoguerra G. Salvemini, storico e
insegnante, al suo rientro in Italia dall’esilio cui lo aveva costretto il
regime fascista.
Credo,
inoltre, che la scuola, in questo particolare momento storico, abbia un compito
cruciale nell’arginare quest’ondata di nostalgia nazionalista e identitaria,
che rischia di indebolire ulteriormente la nostra già fragile democrazia. Il
più grande pedagogista del secolo scorso, John Dewey guardando all’Europa del
1934, negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale e in cui il
nazismo e il fascismo acquisivano sempre maggior potere, rilevava come: “(un)
bisogno specialmente urgente oggi si riferisce all’ondata senza precedenti di
sentimento nazionalistico, di pregiudizi razziali e nazionali, di prontezza a
far ricorso alle armi per risolvere i problemi, che anima il mondo attualmente.
[…] A meno che le scuole del mondo si impegnino in uno sforzo comune per
ricostruire lo spirito della comprensione comune, della simpatia e della buona
volontà reciproca fra tutti i popoli e tutte le razze, allo scopo di
esorcizzare il demone del pregiudizio, dell’isolamento e dell’odio, le scuole
stesse verranno probabilmente sommerse dal ritorno generale di barbarie che
sarà certamente il risultato delle tendenze attuali, se esse proseguiranno non
frenate dalle forze che soltanto l’educazione può suscitare e fortificare”.
Commenti
Posta un commento