Gli oltraggi discriminatori di Scalfari ai poveri e il silenzio di Papa Francesco.

“I poveri. Purtroppo sono una minoranza assai numerosa, specie in certi paesi del mondo e la loro povertà li riduce ad avvertire soltanto bisogni a livelli elementari: il cibo, il clima, il desiderio sessuale, il sonno che attenui la fatica del sopravvivere. I poveri di questi livelli tornano a riavvicinarsi al livello animalesco da cui la nostra specie proviene: l’Io è ridotto ai minimi termini e così pure la memoria” (E. Scalfari, La Repubblica, 06/08/2017).
Questo il pensiero, già altre volte esplicitato, di Eugenio Scalfari fondatore de La Repubblica, ex fascista e “amico” di Papa Francesco. Parole, a parer mio, oltraggiose e dal contenuto discriminatorio nei confronti dei poveri, sia di quelli presenti nel nostro paese (circa 5 milioni di poveri assoluti secondo recenti dati ISTAT), sia, soprattutto, di quelli che quotidianamente vi arrivano, spinti da fame, miseria, persecuzioni. Parole pesanti di fronte alle quali non si può non rilevare il silenzio dell’ "amico” Papa Francesco.

Eugenio Scalfari, fondatore di La Repubblica e, come spesso ripete, “amico” di Bergoglio, nel suo ultimo editoriale “Quei pensieri fuggitivi che predicono la rivoluzionemondiale” pubblicato su La Repubblica del 06 agosto 2017, afferma: “I poveri. Purtroppo sono una minoranza assai numerosa, specie in certi paesi del mondo e la loro povertà li riduce ad avvertire soltanto bisogni a livelli elementari: il cibo, il clima, il desiderio sessuale, il sonno che attenui la fatica del sopravvivere. I poveri di questi livelli tornano a riavvicinarsi al livello animalesco da cui la nostra specie proviene: l’Io è ridotto ai minimi termini e così pure la memoria”. Parole, a parer mio, oltraggiose e dal contenuto discriminatorio nei confronti dei poveri, sia di quelli presenti nel nostro paese (circa 5 milioni di poveri assoluti secondo recenti dati ISTAT), sia, soprattutto, di quelli che quotidianamente vi arrivano spinti da fame, miseria, persecuzioni. Parole che riportano alla memoria quelle pronunciate il 14 febbraio 2016, durante un’intervista per il programma “Soul” di Tv2000 (emittente televisiva della CEI, collegata al Centro Televisivo Vaticano): “Noi ci inventiamo i desideri, non i bisogni primari, quelli li abbiamo pure noi come gli animali. I poveri, salvo pochissimi, non hanno bisogni secondari”. E’ innegabile una continuità di pensiero ben radicata nel fondatore de La Repubblica, un pensiero caratterizzato da una sorta di razzismo economico, che sembra contrapporre i poveri “quasi animali” ai “nobili” intellettuali ricchi, e che rischia di aprire le porte a pericolosi scenari discriminatori. Affermare, infatti, che la povertà rende incapaci le persone di sentire e pensare qualcosa che vada di là della soddisfazione di bisogni primari e primordiali, e che i poveri siano in balia delle loro pulsioni “animalesche” per il cibo, il sesso e il riposo, rischia non solo di suggerirne l’esclusione da qualsiasi coinvolgimento o consultazione in ambito socio-politico, ma anche di alimentare stigma e pregiudizi (in primis quelli sulla loro pericolosità sociale).
Il fatto che tali considerazioni, secondo me inaccettabili e pericolose, siano pubblicate su un quotidiano che, ultimamente, è stato in prima fila nel denunciare l’emergere di pulsioni neofasciste nel nostro paese e nel difendere i diritti e la dignità dei migranti rischia di opacizzare tali battaglie e, quindi, richiederebbe una chiara presa di distanza, che è sperabile arrivi al più presto, sia da parte della redazione sia da parte delle principali firme del giornale.
Relativamente a tali dichiarazioni, tuttavia, un altro silenzio appare particolarmente significativo, quello di Bergoglio, spesso chiamato in causa da Scalfari per confermare e nobilitare il proprio pensiero. Ad esempio nell’intervista su Tv2000, precedentemente richiamata, incalzato dall’intervistatrice che, nel tentativo di ridimensionare le sue affermazioni sui poveri “quasi animali”, gli chiedeva se non concordasse almeno sul fatto che “L’uomo è qualcosa di più … la ricerca di un significato c’è in chiunque”, Scalfari rispondeva: “Lei pensa? … C’è gente che non ha, non sente le contraddizioni”, e suffragava tali affermazioni riferendosi a un colloquio con Papa Francesco in cui gli esplicitava le seguenti riflessioni: “Quando lei si batte, come Gesù, per i poveri, per gli ultimi, per gli esclusi, voi volete, e anch’io voglio, e tutti quelli che la pensano come me vogliono, che i poveri diventino meno poveri, avendo, quindi, lo spazio per avere nuovi desideri”. Nella recente intervista "Ilmio grido al G20 sui migranti", riportata su La Repubblica del 08 luglio 2017, entrambi hanno parlato molto di poveri, confermando come questo sia un argomento spesso presente nei loro colloqui, e di cui pare discutano abbastanza liberamente, vista l’ambiguità di alcune affermazioni papali: “Ci furono aspetti positivi nel colonialismo, ma anche negativi”. Una parziale e particolare riabilitazione di un certo tipo di colonialismo, in controtendenza rispetto a quella che ne fu la complessiva condanna di Giovanni XXIII nell’enciclica “Mater et Magistra” (1961), ma anche relativamente ad alcune precedenti dichiarazioni dell’attuale pontefice: “Dio … non può giustificare alcuna forma di fondamentalismo, imperialismo o colonialismo” (Baku, 02/10/2016). 
Pare che alcuni capisaldi della pastorale di Papa Francesco (discernimento, inculturazione, parresia, …), manifestino diversi limiti nell’incontro con Scalfari e con le sue dichiarazioni oltraggiose e discriminatorie nei confronti dei poveri. E’ auspicabile che Bergoglio interrompa al più presto il silenzio sulle reiterate affermazioni dell'amico relativamente ai poveri, sia per evitare pericolose derive, sia per non lasciar adito all’idea che sull’argomento, vista la reciproca stima, vi sia quasi una sorta di tacito consenso.