Hartheim: le foto di alcune delle vittime |
Nel
1920, apparve un libro dal titolo "L'autorizzazione all'eliminazione delle vite
non più degne di essere vissute", in cui gli autori, Alfred Hoche (1865-1943),
uno psichiatra e Karl Binding (1841-1920) un giurista, svilupparono un concetto
di "eutanasia sociale": il malato incurabile, secondo gli autori, era
da considerarsi non soltanto portatore di sofferenze personali, ma anche di
sofferenze sociali ed economiche.
Da un lato il malato provocava sofferenze nei suoi parenti e, dall'altro, sottraeva importanti risorse economiche che sarebbero state più utilmente utilizzate per le persone sane. Lo Stato, dunque, arbitro della distribuzione delle ricchezze, doveva farsi carico del problema che questi malati rappresentavano. Ucciderli avrebbe così ottenuto un duplice vantaggio: porre fine alla sofferenza personale e consentire una distribuzione, più razionale e utile, delle risorse economiche[2]. Tuttavia, la motivazione economica non appariva ancora sufficiente per passare dalla teorizzazione alla pratica della soppressione delle "vite indegne di essere vissute". Il nazismo avrebbe completato le teorie "economiche" aggiungendovi il suo progetto razziale.
Da un lato il malato provocava sofferenze nei suoi parenti e, dall'altro, sottraeva importanti risorse economiche che sarebbero state più utilmente utilizzate per le persone sane. Lo Stato, dunque, arbitro della distribuzione delle ricchezze, doveva farsi carico del problema che questi malati rappresentavano. Ucciderli avrebbe così ottenuto un duplice vantaggio: porre fine alla sofferenza personale e consentire una distribuzione, più razionale e utile, delle risorse economiche[2]. Tuttavia, la motivazione economica non appariva ancora sufficiente per passare dalla teorizzazione alla pratica della soppressione delle "vite indegne di essere vissute". Il nazismo avrebbe completato le teorie "economiche" aggiungendovi il suo progetto razziale.
Già
al tempo della pubblicazione del Mein Kampf, fra il 1924 e il 1926, Hitler
aveva dichiarato che la sacra missione razziale del popolo tedesco era quella
di “raccogliere e conservare [...] i più preziosi fra gli elementi originari di
razza e [...] di sollevarli con lentezza, ma in modo sicuro, in una posizione
di predominio”. Hitler fu chiarissimo sulla necessità della sterilizzazione (“i
mezzi medici più moderni”), a sostegno di una visione immortalizzante della
razza mediata dallo Stato (“un futuro millenario”). Per lui il rischio era
assoluto: “Se non è più presente la forza per lottare per la propria salute,
cessa il diritto di vivere in questo mondo di lotta”[3].
Il
nazismo predicava un progetto di "igiene della razza" su base
“eugenetica”, vale a dire coltivava l'idea di ottenere un miglioramento della
"razza" germanica coltivando e favorendo i caratteri ereditari
favorevoli, "eugenici", e impedendo lo sviluppo dei caratteri
ereditari sfavorevoli, "disgenici". All'interno di questo progetto
non trovavano ovviamente posto i malati incurabili e le persone con disabilità
o con disturbi psichici. Queste persone erano sostanzialmente una minaccia non
soltanto per l'economia tedesca ma, cosa ancor più grave, un terribile pericolo
di degenerazione per la razza tedesca nel suo complesso. E’ opportuno, però, ricordare
che se “l'eugenetica condusse, a lunga scadenza agli orrori dell'olocausto
hitleriano”, questa deriva criminale trovò il suo “humus vitale” nella
teorizzazione e nell'istituzionalizzazione dell'eugenetica in moltissimi paesi
democratici (Stati Uniti, Svezia, Svizzera, …)”[4].
Il
movimento nazionalsocialista giunse al potere nel gennaio del 1933, con la
nomina di Hitler come Cancelliere da parte del Presidente del Reich. Il 14
luglio 1933 fu promulgata la legge sulla sterilizzazione, con il macchinoso
nome di “Legge per la prevenzione di nuove generazioni affette da malattie
ereditarie”. La legge aprì l'offensiva contro le persone con disabilità e servì
da pietra angolare per la legislazione eugenetica e razziale del regime. Alle
politiche di sterilizzazione furono affiancate politiche di eugenetica
positiva, ossia d’incoraggiamento e promozione delle nascite ritenute
“positive” per il regime. Relativamente a queste misure promozionali di
soggetti “puri”, è doveroso ricordare il progetto “Lebensborn” o “Fonte della
vita”. Himmler aveva creato questo istituto al fine di “creare nelle SS [...] un’élite
biologica, un nucleo razziale da cui la Germania potesse attingere per
rinvigorire un'eredità ariana ora pericolosamente diluita attraverso
generazioni di mescolanza razziale”.
Nell’ambito
del progetto nazista che doveva sfociare nell’omicidio delle “vite non degne di
essere vissute”, un’attenzione particolare venne dedicata alla preparazione
dell’opinione pubblica fin dagli anni Trenta, attraverso un oculato e mirato programma
propagandistico. Le
organizzazioni naziste prepararono opuscoli, poster e film, dove si mostrava il
costo di mantenimento degli istituti medici preposti alla cura dei malati
incurabili, e in cui si affermava che il denaro risparmiato poteva essere speso
con più profitto per il “progresso” del popolo tedesco “sano”.
Nel
1939, secondo quanto testimoniato dal dottor Brandt al processo di Norimberga,
il padre di un bambino, di nome Knauer, si rivolse alla “Cancelleria del
Fuhrer” (KdF) pregandolo di autorizzarlo a ricorrere all’eutanasia: “Hitler mi
incaricò di occuparmi di quella faccenda e di partir subito per Lipsia, per costatare
sul luogo se le cose che gli erano state dette rispondevano a verità. Si
trattava di un bambino che era nato cieco e sembrava idiota, e a cui inoltre
mancavano una gamba e parte di un braccio […] I medici sostennero che mantenere
in vita un bambino simile era veramente ingiustificato. Qualcuno osservò che
era più che naturale che negli istituti di maternità, in casi simili, i medici
stessi di propria iniziativa somministrasse loro l’eutanasia, senza star tanto
discutere”[5]. Brandt, dopo il consulto
con i medici, fece uccidere il bambino. In seguito al “caso Knauer”, Hitler
autorizzò Philipp Bouhler, direttore della “Cancelleria del Fuhrer”, e Karl Brandt,
a istituire un programma di soppressione dei bambini portatori di difetti
fisici e/o mentali. Verso l’estate del 1939 la pianificazione era stata
terminata e le prime uccisioni avvennero nell’ottobre dello stesso anno. Per
l’uccisione furono creati i cosiddetti “reparti per l’assistenza esperta dei
bambini”. Il primo “reparto” fu aperto nella clinica di Heinze a
Brandenburg-Gorden e, nella circolare che ne annunciava la creazione, si
dichiarava che “sotto esperta supervisione medica il reparto di psichiatria
infantile a Gorden fornirà tutti gli interventi terapeutici disponibili resi
possibili da recenti scoperte scientifiche.” Furono istituiti altri ventidue
reparti simili in tutta la Germania, sul modello di quello di Gorden[6]. L’attuazione della politica
di eutanasia infantile fu così lasciata agli specialisti, ai medici dei reparti
infantili, la scelta della tecnica di soppressione era lasciata alla loro
discrezione.
Dopo
la sterilizzazione obbligatoria e l’uccisione dei bambini, l'uccisione degli adulti
rappresentò l’ulteriore passo la cui autorizzazione e copertura “legale” arrivò
con una lettera che Hitler stesso indirizzò a Bouhler e Brandt nell'ottobre 1939 (successivamente retrodatata al 1° settembre
1939): “Al capo (della Cancelleria) del Reich Bouhler e al dottor Brandt viene
affidata la responsabilità di espandere l'autorità dei medici, che devono
essere designati per nome, perché ai pazienti considerati incurabili secondo il
miglior giudizio umano disponibile del loro stato di salute possa essere
concessa una morte pietosa”[7].
La
sede dell’organizzazione fu stabilita al civico numero “4” della
Tiergartenstrasse. Proprio da questo indirizzo fu ricavato il nome in codice
per l'operazione di eutanasia: “T4”. Così come per l’eutanasia infantile, la
seconda sezione del KdF (Cancelleria del Fuhrer al cui vertice vi era Bouhler)
diretta da Victor Brack, fu quella cui fu assegnato il compito di coordinare
l’eutanasia degli adulti affidandone direttamente a Brack la Direzione e il
coordinamento. V. Brack assunse lo pseudonimo di "Jennerwein", e
insieme al suo collaboratore Werner Blackenburg, che utilizzava lo pseudonimo
“Brenner”, iniziò il reclutamento del personale che doveva integrare quello già
presente e scelsero personalmente tutti gli uomini e le donne che avrebbero
dovuto far parte della "T4". Tutto il personale aderì volontariamente.
In
seguito furono fondati sei centri di uccisione, anche se, nel corso dello
sviluppo del programma, lavorarono insieme non più di quattro centri. I primi
due centri, istituiti nel gennaio 1940 cui come a tutti gli altri fu poi
assegnata una sigla in codice, furono quelli di Brandeburgo (B), dove si erano
tenuti gli esperimenti, e di Grafeneck (A). A maggio del 1940 fu aperto il
centro di Hartheim (C) e a giugno quello di Sonnenstein (D). A settembre del
1940 Bernburg (Be) sostituirà Brandeburgo e a dicembre Hadamar (E) sostituirà
Grafeneck. Queste sostituzioni si resero necessarie, viste le crescenti
critiche provenienti dalla popolazione, e spinsero i dirigenti della "T4" a
prestare maggiore attenzione alla segretezza e alla dissimulazione
dell’operazione, come con l’istituzione dei centri di smistamento in cui i
pazienti facevano tappa prima di essere portati alla destinazione finale[8].
Centro
di uccisione è la definizione che H. Friedlander utilizza per definire gli
Istituti destinati alla soppressione delle persone selezionate, perché ritiene
che sia la più adeguata per descrivere “luoghi in cui gli esseri umani erano uccisi
con una procedura che prendeva a modello la produzione industriale”,
distinguendoli dai campi di concentramento poiché in questi ultimi gran parte
dei prigionieri moriva per fame, malattie, lavori forzati e/o esecuzioni
sommarie[9]. Nei centri di uccisione
l’utilizzo di farmaci per via iniettiva, come testimonierà K. Brandt, fu
sperimentato con scarso successo, sia per i tempi del decesso che giacché la
morte con questa procedura era giudicata “inumana”. Fu così fatta la proposta
dell’impiego del monossido di carbonio e lo sesso Brandt, in un successivo
colloquio con Hitler, gli consiglierà l’impiego del gas come metodo più umano
di uccisione delle vittime. La scelta, il numero e l’organizzazione del
personale rispondevano a un’esigenza strettamente correlata all’uccisione delle
persone, ossia, come ben descrive H. Friedlander: “Se la camera a gas fu
un’invenzione della Germania nazista, una creazione ancora più rilevante fu il
metodo approntato per trascinare le vittime nelle camere a gas, ucciderle e disfarsi
dei loro corpi, come in una catena di montaggio. [...] Ogni partecipante poteva
sentirsi ridotto al rango di non più di una piccola rotella in una grande
macchina medica che aveva la sanzione ufficiale dello stato”[10].
La
concomitanza di diversi fattori (l’impossibilità di mantenere il segreto
sull’operazione e le crescenti proteste della cittadinanza, i sermoni di denuncia
del vescovo Clemens
August von Galen, e il probabile raggiungimento del numero di
vittime previsto)[11], Hitler ordinò la
sospensione dell’operazione "T4" il 24 agosto 1941. Tale ordine, tuttavia, se da
una parte obbligò dirigenti e responsabili a ridimensionarne l’impianto
organizzativo, dall’altra non ebbe l’effetto di sospendere gli omicidi, bensì
esclusivamente quello di imporre un cambiamento del metodo con cui erano
effettuati.
Si
aprì così una nuova fase, che è comunemente definita di “eutanasia selvaggia”,
e in cui i medici potevano decidere di loro iniziativa chi doveva o no morire e
come ucciderlo. Non si uccidevano più le persone nelle camere a gas, si
uccidevano nelle corsie degli ospedali, con farmaci e/o per inedia[12]. Le professioni
sanitarie, in particolare gli psichiatri, assunsero il comando delle operazioni
e ponderarono attentamente i modi “scientificamente” migliori per uccidere i
pazienti.
Parallelamente
al proseguimento delle uccisioni delle persone con disabilità negli ospedali vi
fu, inoltre, anche la prosecuzione del progetto di ampliamento del raggio
d’azione della "T4", le cui pratiche erano state esportate già nella primavera
del 1941, prima dell’ordine di sospensione di Hitler, nei campi di
concentramento sotto la sigla “14f13”, e si erano estese in modo indiscriminato
a un vasto numero di prigionieri e, in particolare, agli ebrei. Nell'ambito
dell'operazione "14f13" assistiamo all'ampliamento delle potenziali vittime,
attraverso un passaggio che appare significativo e l'anello di congiunzione più
chiaro tra lo sterminio dei disabili e quello degli ebrei. Oltre alle persone
con disabilità e inabili al lavoro, in precedenza selezionate e uccise, gli
ebrei diventano una categoria di persone da uccidere, pur con l'inutile
formalità, come si è visto, della visita medica.
Con
la conclusione della "T4", inoltre, il personale impiegato nel progetto di
eutanasia fu reclutato per portare avanti le azioni di sterminio coordinate e
gestite dalle SS. Particolarmente significative in tal senso sono le
valutazioni che lo storico E. Husson fa sui collegamenti tra il programma "T4" e
Reinhard Heydrich, braccio destro di Himmler e, probabilmente, l’artefice e il
principale ideatore della “soluzione finale”. Il coinvolgimento delle SS e
l’interesse di R. Heydrich sugli sviluppi del programma "T4", fin dal suo inizio,
erano legati all’idea che il sistema “eutanasia” avesse tutte le
caratteristiche di una “soluzione definitiva”, e che ci fosse la possibilità di
ampliarlo ad altri gruppi di persone, non appena ve ne fossero stati i
presupposti. Nel novembre del 1941, un centinaio di funzionari e medici
impiegati nella "T4" furono inviati in Polonia per lavorare, sotto le direttive
di Odilo Globocnik e Adolf Eichmann, alla realizzazione del campo di sterminio
di Belzec. Belzec, insieme a Sobibor e Treblinka, facevano parte di un unico
progetto finalizzato allo sterminio degli ebrei di Polonia, che prenderà il via
nel 1942 e sarà definito “Aktion Reinhard” in relazione al nome del suo
ideatore, morto nel giugno 1942[13]. Nel mese di dicembre
1941 arrivò a Belzec anche C. Wirth, che, come si è visto, aveva avuto una
parte centrale nella realizzazione della prima camera a gas a Brandeburgo. C.
Wirth fu poi promosso ispettore di tutti e tre i centri, subordinato solo a
Globocnick. Dopo la fine di “Aktion Reinhard” nel 1943, il gruppo della "T4",
composto di ben novantadue persone, sotto la direzione di C. Wirth si trasferì
sulla riviera adriatica, occupando e cercando di trasformare la vecchia Risiera
di San Sabba, vicino a Trieste, in un campo di sterminio.
Secondo
diversi autori vi fu una stretta relazione tra lo sterminio dei disabili e la
soluzione finale attuata dai nazisti e finalizzata all'eliminazione degli
ebrei. Secondo H. Friedlander, in particolare, gli ebrei non furono l’unico
gruppo di persone selezionato con criteri biologici, ma tale criterio fu
applicato anche alle persone con disabilità, secondo il medesimo crescendo che
passò attraverso la definizione di normative discriminatorie, l’attuazione di
politiche ostracizzanti e in ultimo la realizzazione del programma di omicidio
di massa per l’eliminazione definitiva. Seguendo con attenzione la cronologia
delle operazioni di sterminio naziste si può ragionevolmente concludere che
essendo stato l'omicidio delle persone con disabilità il primo, precedendo quello
degli zingari e quello degli ebrei, con buona probabilità è servito anche da
modello e “prova generale” per i successivi. Il successo dell'operazione
convinse i gerarchi nazisti che era possibile indurre uomini e donne comuni a
uccidere un gran numero di persone innocenti, con la copertura e la
cooperazione delle strutture burocratiche e culturali/scientifiche. Lo
sterminio delle persone con disabilità, per H. Friedlander, non fu solo la
premessa della soluzione finale, ma il suo primo capitolo[14].
Nell’opera
di R. Hilberg “La distruzione degli ebrei d’Europa”, C. R. Browning evidenzia
come il numero delle pagine e gli approfondimenti legati all’argomento siano
stati considerevolmente aumentati tra la prima edizione del 1961 e quella,
riveduta e ampliata, del 1985 in cui l’autore afferma che: “L’eutanasia era la
prefigurazione concettuale e nello stesso tempo tecnica e amministrativa della
“soluzione finale” che sarebbe stata attuata nei campi di sterminio”[15] [16].
Se
il nazismo, contribuì allo sviluppo parossistico di questi nuovi meccanismi di
potere, è importante rilevare come gli stessi siano, tuttavia, presenti in
tutte le società moderne che funzionino secondo le modalità del bio-potere[17]. Occorre sviluppare
un’analisi approfondita di questi meccanismi, proprio a partire dalla loro
manifestazione estrema. Il rischio di banalizzarli o dimenticarli, non solo
sarebbe ingenuo ma, forse, sarebbe un nuovo passo verso la loro tacita
accettazione e verso le loro potenziali derive.
[1] H.
FRIEDLANDER, Le origini del genocidio
nazista. Dall’eutanasia alla soluzione finale, Roma, Editori Riuniti, 1997,
p.3
[2] J. RIFKIN, Il secolo biotech. Il commercio genetico e
l'inizio di una nuova era, Milano, Baldini Castoldi Editori, 2003, passim.
[3] R. J.
LIFTON, I medici nazisti, Milano,
Rizzoli Editore, 2002, p. 43.
[4] R. DE
FRANCO, In nome di Ippocrate.
Dall'olocausto medico nazista all'etica della sperimentazione contemporanea,
Milano, Franco Angeli Editore, 2001, p. 114.
[5] MITSCHERLICH A., MIELKE F., Medicina disumana. cit., p. 138
[6] G. MORIANI,
Pianificazione e tecnica di un genocidio,
cit., p. 71.
[7] Ibidem, p.
72.
[8] H.
FRIEDLANDER, Le origini del genocidio
nazista. Dall’eutanasia alla soluzione finale, cit., p. 123
[9] Ibidem, p.
454.
[10] Ibidem, p. 129.
[11] EVANS R., Il Terzo Reich in guerra, 2014, Mondadori, Milano, passim.
[12] R. J.
LIFTON, I medici nazisti, cit., p.
134
[13] M.
BURLEIGH, W. WIPPERMANN, Lo stato
razziale, Rizzoli Editore, 1992, p. 148.
[14] H.
FRIEDLANDER, Le origini del genocidio
nazista. Dall’eutanasia alla soluzione finale, cit., p. X.
[15] C. R. BROWNING, Le origini della soluzione finale, Milano, Il Saggiatore, 2012, p.
205.
[16] R. HILBERG, La distruzione degli ebrei d’Europa, Torino, Einaudi, 1999, p. 985.
[17] M.
FOUCAULT, Bisogna difendere la società,
Milano, Feltrinelli Editore, 2009, p. 225.
Analisi profonda e chiara di eventi spesso celati,ma molto vicini e in cui si può ricadere...
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